HAPPY END!
HAPPY END! 1° Appuntamento (Martedì 15 aprile 2014)
HAPPY END! 2° Appuntamento (Lunedì 28 aprile 2014)
Lunedì 28 aprile alle ore 21.00
2°nuovo appuntamento con il bel cinema,
ma solo quello che… diverte e finisce bene !!!!!
Uno, due,tre!
Un film di Billy Wilder,
Commedia, USA, 1961 , 108'
Secondo appuntamento per il nuovo format di Alphaville in questo vivacissimo 2014 ricco di iniziative e successi in particolare tra i format ’neonati’ dello storico Cineclub romano! Dopo LI SALVI CHI PUO’, contenitore cinematografico periodico appassionato di cinema bello e dimenticato giunto già alla sua settima apprezzata proposta cult, è nato su richiesta incalzante dei nostri appassionati spettatori (i tempi bui che stiamo attraversando?!?, l’ottimismo in quanto unica salvezza!?!, semplicemente la scelta del sorriso?) un nuovo, periodico appuntamento con HAPPY END!, il bel cinema d’autore passato e presente dedicato a chi vuole che le storie proposte finiscano bene… e non a scapito della qualità , naturalmente! E dunque saranno previlegiate via via pellicole in cui la commedia, la farsa, il grottesco, il gioco, l’amore faranno la loro bella figura … e finalmente tutti vivremo almeno per una sera felici e contenti!!!
Ad Alphaville è possibile ridere e sorridere di gusto con le più belle commedie della storia del cinema !
Come anche per LI SALVI CHI PUO’, ai cinèphiles spetta in ogni caso il compito di stanare le belle storie a lieto fine…a noi di Alphaville il dovere di continuare l’ imperdibile serie con un titolo made in USA davvero di successo all’epoca, quel Uno, Due,Tre! firmato nientepopodimenochè dal maestro di commedie Billy Wilder , qui davvero in forma smagliante perché alle prese con una storia ‘partigiana’ tra comunismo e consumismo irriverente e forsennata, puntualmente affidata alle splendide capacità attoriali del grande James Cagney! Risate assicurate per tutti… poveri e ricchi, conservatori e progressisti!
Non certo di lentezza (...) può essere accusato One, two, three, del 1961, che è forse una delle più folgoranti riuscite della coppia Diamond/Wilder sul piano dell’intensità ritmica dei gag e dei dialoghi. La vertiginosa girandola di battute, di botte e risposte fulminee, rientra, certo, nella tradizione dei migliori prodotti dell’umorismo hollywoodiano (basta pensare a certe commedie di Hawks), ma sempre all’interno di quel discorso (psicologico) sulla coppia, o meglio ancora sulla difficile armonizzazione delle due metà, che un cinema dell’individualismo e della competizione non poteva non privilegiare. Qui, invece, del discorso sulla coppia, che anche Wilder ha sviluppato altrove (magari sotto la specie di “strana” coppia), non rimangono che tracce, labili accenni (per esempio, nel rapporto tra la figlia di Mac Namara e il genero comunista), mentre tutte le batterie sono puntate sulle radici stesse del comportamento individualistico-competitivo, sull’eterno homo economicus le cui motivazioni (cauzionate da un egoismo “naturale”) Wilder scorge alla base dei comportamenti “capitalistici” così come di quelli “comunisti”: ma non si tratta di qualunquismo o di “volgarità intellettuale”, quanto di misurare spregiudicatamente la distanza che intercorre tra le dichiarazioni ideologiche e la loro applicazione all’interno di quella logica dei blocchi (particolarmente virulenta ancora agli inizi degli anni ’60) che sembra rispondere ai più rigidi dettami del “sacro egoismo” da grandi potenze. Ciò che qui viene messo in scena è dunque lo sfasamento (marxiano) tra ideologia e struttura economico-produttiva, e nello spazio di questo sfasamento si affrontano il capitalismo individualista e nevrotico di Mac Namara (James Cagney) e quello burocratico, di Stato, dei suoi interlocutori di Berlino Est. (...) La regola cinica di Mac Namara, boss della Cola-Cola, intenzionato a conquistare il mercato tedesco orientale, e quella dei suoi corrompibili antagonisti “rossi”, trovano la loro consonanza nella falsa coscienza ideologica; ma certo, a questo livello, le simpatie di Wilder vanno più allo sfrontato capitalista senza ipocrisie, che al falso comunista ammantato di moralismo. Per il giovane Otto (Horst Buchholz), che potremmo definire comunista a-marxista, per cui il discorso moraleggiante, benché fatto in buona fede, prevarica sul realismo strutturale, Wilder ha invece una compassione divertita venata d’impazienza, espressa in un famoso scambio di battute: lo scandalizzato Otto prorompe nella domanda appassionata “Crede che tutti siano corrotti?!”, e la risposta del suo interlocutore, cinica e puntuale, è: “Non lo so, non conosco mica tutti”.
Abbiamo già detto che la battuta si basa sul principio di interferenza, tra una domanda (o stimolo) prefigurante un campo determinato di risposte, e l’evasione della risposta effettiva dal campo prefissatole, secondo un procedimento di presa alla lettera dello stimolo. Questo procedimento è senza dubbio, e l’abbiamo visto, abituale in Wilder, ma giunge qui ad effetti di particolare efficacia, proprio perché alla base della lettera del segno c’è un’amarezza senza illusioni, un porsi davanti all’uomo con la disperata convinzione che non c’è altro da fare che riderne. (font Alessandro Cappabianca, Billy Wilder, Il Castoro Cinema, 1976)
Vi va una Coca Colatutti insieme ad Alphaville!?!
Vi aspettiamo dunque numerosi Lunedì 28 aprile alle 21.00 per il secondo appuntamento con Happy End!… ed a presto con la prossima serata in allegria!!!
HAPPY END! 3° Appuntamento (Lunedì 5 maggio 2014)